Magic by V.E. Schwab

Magic by V.E. Schwab

autore:V.E. Schwab
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Fantasy & Magic
ISBN: 9788822713032
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2017-10-12T22:00:00+00:00


Capitolo 3

Barron fu svegliato da un rumore.

Era la seconda volta quella mattina.

I rumori erano una cosa abbastanza comune in una taverna; il volume diminuiva e variava a seconda dell’ora, alcune volte era fragoroso, altre un mormorio, ma in qualche misura era sempre lì. Anche quando il pub era chiuso, il silenzio non calava mai del tutto sul Tiro di Schioppo. Ma Barron conosceva ogni tipo di rumore prodotto dalla sua taverna, dallo scricchiolio delle assi del pavimento al cigolio delle porte, al vento che entrava dalle centinaia di fessure nei vecchi muri.

Li conosceva tutti.

E questo era differente.

Barron teneva a galla la taverna – questa era l’immagine che aveva di quel vecchio edificio malandato – da molto tempo. Abbastanza da notare tutte le stranezze che vi si depositavano come detriti. Abbastanza da farle sembrare normali. E sebbene lui non partecipasse di quella stranezza, non avendo interesse né affinità per la pratica di ciò che altri chiamavano magia, aveva finito con lo sviluppare un certo sesto senso laddove essa era coinvolta.

L’ascoltava.

Proprio come ora ascoltava il rumore sopra la sua testa. Non era forte, quello no, ma era fuori posto e portava con sé una sensazione che si insinuava sotto la sua pelle e nelle sue ossa. La sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato. Una sensazione di pericolo. I peli sul suo braccio si alzarono, e il suo cuore, sempre calmo, iniziò a battere più forte.

Il rumore tornò a farsi sentire, e Barron riconobbe il rimbombo di passi sul vecchio pavimento in legno. Si mise seduto sul letto. La camera di Lila era esattamente sopra la sua. Ma i passi non appartenevano a lei.

Quando qualcuno trascorreva una certa quantità di tempo sotto il suo tetto (come aveva fatto Lila), lui imparava a riconoscere il tipo di rumore che faceva – non solo la voce, anche il modo di muoversi – e Barron conosceva il suono dei passi di Lila quando voleva essere sentita, e quello di quando non voleva. Questo non apparteneva a nessuno dei due. Inoltre, non troppo tempo prima si era già svegliato una volta, quando aveva sentito Lila e Kell uscire (non l’aveva fermata, aveva imparato da molto tempo che era sciocco tentare, e si era rassegnato a essere invece un’àncora, pronto per quando lei sarebbe tornata indietro, cosa che faceva sempre).

Ma se non era Lila a muoversi nella sua stanza, chi era?

Barron si alzò in piedi, la brutta sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato peggiorò mentre si infilava le bretelle e indossava gli scarponi.

C’era un fucile appeso al muro vicino alla porta, mezzo arrugginito dall’incuria (quando capitava che ci fossero problemi al piano di sotto, la mastodontica figura di Barron di solito era sufficiente a sedare ogni rissa). Prese l’arma dalla canna e la tirò giù dal montante. Aprì la porta, digrignando i denti quando cigolò, e salì le scale verso la camera di Lila.

La discrezione, lo sapeva, era inutile. Barron non era mai stato un uomo minuto, e i gradini scricchiolavano rumorosamente sotto i suoi scarponi a ogni passo.



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